Emergenza ucraina: Terzo settore e aziende unite nell’accoglienza
Close up of volunteer cyrrying box with Humanitarian aid for Ukrainian refugees in street.

Emergenza ucraina: Terzo settore e aziende unite nell’accoglienza

Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Terzo Settore, spiega come il Terzo settore si è prontamente attivato per supportare l’accoglienza dei profughi ucraini, ma per poter essere davvero efficace necessita non solo di supporto da parte del governo, ma anche di lavorare in stretta sinergia con le aziende private.

 

Il Terzo settore gioca un ruolo chiave nell’accoglienza dei profughi ucraini in Italia. Probabilmente questa guerra andrà avanti ancora per parecchio tempo. Il Terzo Settore è in grado di fare da rete ancora a lungo?

 

L’auspicio più grande è innanzitutto che si riesca a mettere fine il prima possibile a questo terribile conflitto che sta costringendo milioni di persone ad abbandonare il loro Paese, dove hanno perso tutto e rischiano la vita.

 

Il Terzo settore ha una capacità straordinaria di reagire e attivarsi di fronte a delle crisi e lo ha dimostrato anche in questa occasione, sia mobilitandosi nel raccogliere beni e portare soccorso in Ucraina e ai suoi confini, sia accogliendo i profughi ucraini sin dai primi giorni della guerra. Si è inoltre attivato presso le Istituzioni Pubbliche – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e Dipartimento per la Protezione Civile in primis – proponendo di affiancare, oltre alle modalità di accoglienza già conosciute, anche una nuova forma di intervento, l’accoglienza diffusa. Il DL 21/2022 ha accolto e sancito questa nuova opportunità e ne è scaturito l’Avviso pubblico per la manifestazione dell’interesse per organizzare l’accoglienza diffusa lanciato dal Dipartimento per la Protezione Civile. In solo 10 giorni gli enti di Terzo settore sono riusciti a mettersi in rete e offrire oltre 17.000 nuovi posti in accoglienza con tutti i servizi alla persona.

 

E’ chiaro, però, che per far sì che una risposta efficace delle nostre reti possa durare nel tempo è necessario avere chiare cornici giuridiche, risorse e strumenti che garantiscano agilità e praticabilità delle azioni, nel rispetto dei principi di trasparenza e qualità. Abbiamo molto apprezzato il decreto del Governo che ha previsto la collaborazione tra Terzo settore, Protezione Civile e istituzioni nazionali e territoriali, ma se si vuole portare avanti l’impegno per l’accoglienza diffusa il coinvolgimento deve essere costante, autentico e non solo formale. Va assicurato un coordinamento sistemico e sistematico che permetta l’attivazione delle sinergie, la messa a sistema e la valorizzazione delle iniziative in atto.

 

Inoltre, siamo in attesa del provvedimento del Governo che preveda i giusti rimborsi per tutte quelle realtà che allo scoppiare della guerra in Ucraina si sono prontamente attivate in modo spontaneo per offrire supporto e accoglienza ai profughi. Insomma, se messo nelle condizioni di farlo, il Terzo settore continuerà a fare rete perché questa è la sua natura e la sua vocazione.

 

 

 

Molte aziende private hanno messo in campo iniziative a supporto dell’accoglienza. Così come si chiede una maggior collaborazione tra Terzo settore ed enti statali, è auspicabile una maggior sinergia tra Terzo settore e imprese?

 

E’ certamente auspicabile, anche perché, per quanto l’obiettivo della pace debba essere prioritario, è importante che l’Italia si faccia trovare pronta anche allo scenario più drammatico, cioè quello di un conflitto prolungato che impedisca ai profughi ucraini di far ritorno nel loro Paese. C’è quindi bisogno di immaginare e lavorare sin da subito a una risposta efficace e integrata, che veda la collaborazione di attori di diversa natura. Penso, in particolare, all’inserimento lavorativo e a tutto ciò di cui necessita questo processo, a partire dall’alfabetizzazione linguistica, ma anche al ruolo che le aziende possono avere attraverso i propri programmi di responsabilità sociale, sostenendo le attività degli enti del Terzo settore nei costi dei servizi alle persone accolte.

 

Nella vostra esperienza avete avviato o avete in cantiere iniziative con imprese private, in particolare riguardo all’accoglienza dei profughi? Può farci qualche esempio?

 

Da questo punto di vista qualcosa si sta già muovendo, ma chiaramente siamo solo agli inizi e c’è moltissimo da fare. In alcune Regioni, ad esempio, si sta lavorando per far accedere le donne ucraine che lo volessero a occasioni lavorative, attraverso protocolli di collaborazione che coinvolgono enti pubblici, privati e di Terzo settore: credo sia una buona pratica che andrebbe diffusa.

 

Quali sono i progetti più significativi che vedete in campo?

 

Il Terzo settore è presente con iniziative di solidarietà che partono dalla prima accoglienza in Ucraina fino a quella nei Paesi di destinazione, passando per le raccolte fondi o di beni di prima necessità a sostegno dei profughi e le campagne di sensibilizzazione. Interveniamo nei Paesi che accolgono le persone in fuga, compresa l’Italia naturalmente, offrendo cibo, medicine, supporto psicologico e legale, attività per i bambini, assistenza e cura alle persone più fragili e con disabilità. Sono tutte attività fondamentali in una situazione di crisi come quella che stiamo attraversando e che raccontano un’Italia che non si tira indietro di fronte alla sofferenza umana. Come Forum Terzo Settore monitoreremo lo sviluppo di queste iniziative sui territori per promuovere e facilitare lo scambio delle buone pratiche.

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