Assicurarsi il futuro con il sistema di previdenza complementare

Assicurarsi il futuro con il sistema di previdenza complementare

Il mondo della previdenza complementare su base collettiva appare in profonda evoluzione, mentre Governo e sindacati si confrontano su una nuova riforma organica delle pensioni

 

È in fase di delineamento con un confronto in atto tra Governo e sindacati per una nuova riforma organica delle pensioni: tra i principali obiettivi c’è il rilancio delle adesioni ai fondi pensione. Come riscontrato nella relazione annuale della Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) va evidenziato in primo luogo, in ottica generale, che la struttura dell’offerta si sta profilando una tendenza alla concentrazione. Oltre 20 anni fa, nel 1999, le forme pensionistiche complementari erano 739, quasi il doppio rispetto a quanto riportano i dati per la fine del 2020. La riduzione ha interessato in massima parte i fondi preesistenti (392 fondi cancellati) e quelli aperti (diminuiti di 46 unità), mentre il numero di fondi negoziali, dopo una fase di aumento, è tornato a quello del 1999. L’istituzione dei Piani individuali pensionistici (Pip) ‘nuovi’, a partire dal 2007, ha in parte compensato la tendenza pluriennale alla diminuzione del numero delle forme pensionistiche.

 

Quest’ultimo si è ridotto anche nel 2020, seguendo una tendenza ormai in essere da tempo: oltre alla revoca di FondInps (il nuovo fondo pensione residuale per i flussi taciti di Tfr è ora Cometa), si contano 10 cancellazioni di fondi preesistenti; viceversa, per la prima volta da molti anni le forme di mercato sono aumentate di due unità con un fondo pensione aperto e di un Pip, a fronte di nessuna cancellazione. Nei fondi preesistenti, in massima parte costituiti da iniziative promosse da aziende bancarie e assicurative a favore dei propri dipendenti, la contrazione è avvenuta in parallelo con le operazioni di fusione e acquisizione che hanno coinvolto le organizzazioni promotrici. In diversi casi, l’unione di queste in gruppi finanziari più ampi ha portato a concentrare gli schemi previdenziali delle singole aziende interessate in uno o due fondi di gruppo, distinti in base al regime di contribuzione, ovvero di prestazione definita.

 

Nel segmento delle forme previdenziali destinate al mercato (fondi pensione aperti e Pip) operano da anni i principali gruppi bancari e assicurativi italiani e alcuni dei più importanti gruppi esteri. La riduzione del numero delle forme offerte è stata determinata sia da riassetti societari, che hanno coinvolto i soggetti istitutori, sia da razionalizzazioni dell’offerta commerciale, che hanno interessato, in prima battuta, i fondi aperti e più di recente i Pip.

 

I fondi negoziali coprono tutti i settori economici

 

L’entrata a regime delle novità introdotte con il recepimento della Direttiva cosiddetta Iorp II – è stato scritto nella relazione del Covip – stimola l’ulteriore consolidamento del sistema della previdenza complementare. L’aumento della dimensione degli operatori potrà rendere più agevole l’adeguamento alle nuove regole relative alla struttura organizzativa e alla governance; anche l’integrazione di specifiche funzioni e servizi tra più fondi pensione potrà contribuire a sostenere il miglioramento dell’efficienza operativa e di scala e, conseguentemente, della qualità dei servizi offerti agli aderenti.

 

Le 372 forme pensionistiche complementari operanti nel sistema a fine 2020 sono così ripartite: 33 fondi pensione negoziali, 42 fondi pensione aperti, 71 ‘nuovi’ piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (Pip) e 226 fondi pensione preesistenti. Questi ultimi si compongono di 154 fondi autonomi, cioè provvisti di soggettività giuridica, e 72 ‘interni’, ossia piani pensionistici costituiti come posta contabile nel bilancio di singole aziende (tipicamente bancarie o assicurative) e gestiti all’interno delle aziende stesse a favore di propri dipendenti.

 

Altro aspetto di particolare rilevanza è rappresentato dal fatto che i fondi negoziali hanno ormai raggiunto la copertura integrale di tutti i settori di attività economica, con l’inclusione di quasi tutta la Pubblica amministrazione (Pa). Il numero di iniziative attualmente operanti, secondo il rapporto della Covip, è anche il risultato di processi di aggregazione che hanno coinvolto bacini contigui di potenziali aderenti, sfruttando sinergie operative e aumentando la scala dimensionale.

 

Tra quelle più recenti iniziative di ampliamento della platea merita di essere citato il fondo pensione del terziario Fon.Te, che con il benestare della Covip ha ampliato la platea ai liberi professionisti e lavoratori autonomi che si trovano a operare nei settori di interesse della forma pensionistica a partire da aprile 2022. Va ricordato, da ultimo, come iniziative simili siano state assunte in passato anche da Solidarietà Veneto e Prevedi.

 

La spinta gentile della contrattazione collettiva

 

Va evidenziato il fenomeno sempre più diffuso delle adesioni contrattuali, una sorta di ‘spinta gentile’ che deriva dalla contrattazione collettiva. È, infatti, una modalità di adesione a previdenza complementare, che deriva da una previsione inserita nel Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) e che introduce, a favore di tutti i lavoratori dipendenti cui si applica, un contributo da parte del datore di lavoro, da versare sul fondo pensione contrattuale di riferimento; il versamento iscrive in modo automatico il lavoratore al fondo.

 

Basti pensare, attingendo ancora una volta ai dati Covip, che a fine dicembre 2021 i fondi negoziali hanno registrato un incremento di 196mila posizioni (+6%), per un totale di 3,457 milioni, a fine anno. Oltre quattro quinti della crescita si è verificata nei fondi per i quali sono attive le adesioni contrattuali, che per i nuovi assunti di diversi settori hanno luogo automaticamente sulla base dei contratti nazionali di riferimento, anche in corrispondenza di un flusso contributivo modesto. Tra i principali fondi, per l’adesione contrattuale, va ricordato in primo luogo Prevedi (settore edile), i cui iscritti complessivi risultano, per il 97% di origine contrattuale. Si citano poi Laborfonds, Previdenza cooperativa, Priamo, Solidarietà Veneto, PreviAmbiente, Eurofer, Fondapi, Perseo Sirio, Byblos, Astri, Concreto.

 

Anche per effetto post pandemico si guarda poi all’evoluzione della tecnologia quale strumento di potenziamento della capacità del fondo pensione di interagire con l’esterno, con particolare attenzione ai siti web e all’uso degli applicativi informatici, in primo luogo per semplificare e rendere più efficace la gestione dei rapporti con gli aderenti, sin dalla fase di raccolta delle adesioni, nonché per favorire la diffusione di documenti e informazioni utili e raggiungere una più ampia platea di interlocutori.

 

 

*Lorenzo Giuli è un esperto di previdenza complementare.

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