Etica, ascolto, nuovi ambienti di lavoro: il welfare aziendale post-Covid

Etica, ascolto, nuovi ambienti di lavoro: il welfare aziendale post-Covid

Cosa significa “stare bene al lavoro” oggi? Lo spiegano tre esperti intervenuti alla Tavola rotonda dell’evento Wellfeel promosso da Este, che hanno riflettuto sul nuovo significato di welfare aziendale

 

Per “benessere aziendale e lavorativo” si intende, di solito, la capacità dell’organizzazione di promuovere e mantenere il benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori per tutti i livelli e i ruoli. Ma che cosa significa oggi, nell’anno della pandemia da Covid-19, stare bene al lavoro? Per rispondere a questa domanda, è fondamentale, innanzitutto, riflettere sul concetto di welfare aziendale nel post-Covid.

 

“Un’epoca che non è così vicina, ma dobbiamo guardare avanti, a quando il Covid sarà un ricordo. Intanto, bisogna attivare soluzioni ponte in ambito welfare”, avverte Davide Scaramuzza, Direttore Divisione Welfare Solutions di Pellegrini, azienda leader della ristorazione collettiva, intervenuto nel corso dell’evento Wellfeel promosso dalla casa editrice ESTE, di cui Tuttowelfare.info è Media Partner (a questo link è possibile rivedere l’intero evento). Uno dei maggiori fenomeni che ci lascerà questo periodo, secondo Scaramuzza, è lo Smart working, in cui però sono emersi problemi relativi al supporto della famiglia e allo squilibrio dei compiti uomo-donna, a favore dei primi.

 

Le aziende e le istituzioni dovrebbero quindi ripensare il modo di lavorare, le conseguenze economiche e rivedere il contesto urbano degli uffici, che saranno meno popolati. “Noi manager di servizi dobbiamo concentrarci sul medio-lungo periodo e su come migliorare lo stile di vita del lavoratore, intercettando nuovi cambiamenti e abitudini”, aggiunge. Dato che molte persone rimarranno a casa a lavorare, Pellegrini sta pensando a servizi di mensa di prossimità, in aggiunta all’opzione delivery, dove i buoni pasto possono essere spesi in locali vicino al domicilio di ognuno.

 

Il welfare dell’ascolto e delle relazioni

 

L’attenzione all’ambiente di lavoro – fisico e relazionale – è una caratteristica di Oleificio Zucchi, realtà cremonese con più di 200 anni di storia, che ultimamente ha iniziato un percorso di formazione per tutti i componenti dell’azienda basato sulla consapevolezza che gestire le persone vuol dire anche prendersi cura dell’altro. L’obiettivo era avere un ambiente di lavoro rispettoso del contributo di ognuno.

 

“Abbiamo ottenuto molti benefici, come maggiori capacità di problem solving, relazioni di fiducia più forti, competenze di Crisis management”, racconta Roberta Gorini, HR Manager, che è intervenuta a Wellfeel. “Abbiamo messo in discussione anche la capacità manageriale, il che vuol dire avere un rapporto con gli altri da adulti, perché le competenze che servono per gestire la complessità di oggi si trovano più facilmente in team”.

 

La stessa importanza per la cura delle relazioni si ritrova in Arvato Italia, un provider che offre soluzioni in ambito di Supply chain management e servizi integrati: “Collaborazione e soft skill sono importantissimi, insieme all’ascolto attivo, per creare clima di benessere aziendale”, conferma durante Wellfeel Sara Parimbelli, Human Resources Director. Durante il lockdown, l’azienda ha lanciato un sondaggio tra i dipendenti per capire cosa stessero provando e come migliorare alcuni aspetti di gestione. “Questo è stato possibile rafforzando il rapporto tra il settore HR e quello di Comunicazione, con cui abbiamo progettato anche attività online per tenere compagnia alle persone in casa”, specifica Parimbelli.

 

La società ha poi erogato dei premi a chi ha lavorato con continuità e professionalità nel lockdown. “Stiamo analizzando la forza logistica perché vogliamo raccogliere informazioni per creare sistemi premianti strutturati”, aggiunge Parimbelli.

 

A proposito di contributi monetari o incentivi – come il raddoppio della quota esentasse di fringe benefit – Gorini pensa che siano utili adesso, in un momento di emergenza, ma che bisognerebbe ripensare a nuovi processi e investimenti per il futuro del welfare aziendale, che comprende molti altri servizi.

 

È d’accordo Scaramuzza, per cui il tentativo della politica con la decisione sui fringe benefit è un primo passo per supportare il welfare aziendale, termine inserito per la prima volta in una norma. “Sono altri gli ambiti dove si dovrebbe intervenire, come la famiglia: auspichiamo che la politica rafforzi gli strumenti di welfare delle aziende, che hanno la possibilità di progettare un vero cambiamento organizzativo e culturale”.

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elisa.marasca@este.it