Così le Casse professionali guardano al futuro

Così le Casse professionali guardano al futuro

Aumenta il patrimonio gestito dalle Casse professionali arrivato a 85 miliardi di euro. Ma il trend positivo non basta. Per garantire un domani al sistema pensionistico la priorità è pensare al lavoro futuro dei professionisti.

 

In Italia i liberi professionisti sono arrivati a quota 1,4 milioni, il 19%  di quelli censiti nei 28 Paesi dell’Unione. E il patrimonio delle Casse professionali ha raggiunto gli 85 miliardi di euro con previsioni di crescita fino a oltre quota 100 miliardi per il 2020. Il dato emerge dal terzo rapporto sugli investimenti delle Casse di previdenza a cura di Adepp (Associazione degli Enti Previdenziali Privati).  A fine 2017 l’aumento del dato patrimoniale era del 6,6% rispetto al 2016, in salita del 30% rispetto al 2013, quando era di 65,6 miliardi.
Nel complesso la quota di risorse collocate in Italia è pari al 40% del totale, contro il 18% dell’area euro e il 25% di altre aree. Gli investimenti sono allocati principalmente in obbligazioni (36,6% del totale), in crescita gli investimenti in azioni ( il 17,3% e + 7,5% in cinque anni), mentre sono diminuiti quelli in ambito immobiliare ( 22,7%  e -7%rispetto a cinque anni prima).  «La crescita finanziaria delle Casse è importante, ma al di là di questo trend positivo crediamo sia fondamentale l’assetto delle professioni nel quadro di cambiamento in atto nel Paese», ha commentato Alberto Oliveti, Presidente di Adepp e di Enpam (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza Medici).

 

Cosa intende dire esattamente?
In uno scenario di globalizzazione economica, le sfide demografiche da una parte , la digitalizzazione e l’evoluzione tecnologica dall’altra, indubbiamente avranno un impatto importante anche sulle professioni. I risultati finanziari delle Casse sono confortanti, ma quello che non deve essere perso di vista è il sottostante che da un lato è legato al lavoro, che cambia e dall’altro al fondamentale previdenziale (la previdenza in questo senso è il centro del sistema). La nostra attenzione è fondamentalmente rivolta alle garanzie degli iscritti, al dovere dell’assistenza (la Costituzione la pone in cima alle priorità) e al diritto che nell’età post lavorativa si possa essere sufficientemente garantiti da una struttura di protezione e sicurezza sociale. Nonostante ciò puntiamo, anche grazie ai rendimenti provenienti dagli investimenti dei patrimoni delle Casse, a sostenere i professionisti in essere e quelli emergenti, perché sono loro con i loro contributi a  garantire la sostenibilità previdenziale delle Casse.
Quali allora gli obiettivi che le Casse devono perseguire per il Paese?
La crescita, il benessere, lo sviluppo del Paese dove operano. In questo senso i nostri patrimoni, che nascono a garanzia della tenuta di questi volani previdenziali, collegati al lavoro e alla crescita delle competenze, in realtà servono anche a stabilizzare e a favorire le linee di sviluppo del Paese.
Se dovesse individuare le parole chiave di questo percorso quali indicherebbe?
Tempestività, lungimiranza e oculatezza. Termini che dobbiamo declinare efficacemente. Già dal 2016 le Casse tramite l’Adepp hanno infatti deciso di dotarsi di un Codice di Autoregolamentazione in materia di investimenti, senza attendere l’emanazione di regole pubbliche sui limiti agli investimenti che, previste da una legge di diversi anni fa, ancora non hanno visto la luce. Ci riferiamo con questo documento alle migliori pratiche ed evidenze internazionali, ma con una flessibilità modulabile per rispondere sia alle specificità delle singole Casse sia alle logiche di mercato.
Le Casse possono definirsi investitori istituzionali pazienti?
Accetto la definizione nella logica che non si aspetta il tutto e subito, ma neanche la logica del passato che recitava “mi dai i soldi e poi ci rivediamo”. Il risultato degli investimenti dimostra un trend di crescita, siamo passati da 80 a 85 miliardi, di questi cinque miliardi di aumento due nascono dagli investimenti finanziari, sostanziando una redditività del 2,5% netto, tre invece sono legati al saldo previdenziale, quindi denotano un segnale di vitalità delle Casse. Ma noi cerchiamo di perseguire anche la qualità degli investimenti. Così cerchiamo di migliorare il rapporto relativo fra patrimonio gestito e quello affidato a gestori professionali, come pure cerchiamo di migliorare la diversificazione degli investimenti con una decorrelazione che permetta poi la tenuta difronte a eventuali cambiamenti.
Quali le novità introdotte nel perseguimento della qualità dell’investimento?
I criteri ESG (investimenti attenti al sociale) sono un filtro per la valutazione dei singoli investimenti. Ora stiamo introducendo un altro criterio di valutazione quello del Mission related investment, correlato alla missione professionale che varia a seconda della Cassa. Così nell’ambito della diversificazione del patrimonio, abbiamo ritenuto opportuno allargare il nostro impegno a sostegno del mercato azionario e obbligazionario italiano, con particolare riferimento alle realtà che possono incidere maggiormente sullo sviluppo del contesto in cui operano i nostri iscritti
Che tipo di risultati?
L’obiettivo è quello di salvaguardare le radici del sistema produttivo italiano, sul fronte dei trasporti, delle infrastrutture e ancora dell’energia. Enpam , ad esempio, soltanto in Italia,  ha investito in quattro fondi, per circa 100 milioni di euro, che si occupano di costituire e gestire Rsa. Investire nelle attività del Paese vuol dire mettere  a disposizione le competenze dei professionisti, creare nuove opportunità di lavoro e avere un ritorno sul flusso delle entrate contributive delle Casse.
Cosa chiedete alla politica?
Innanzi tutto un’autonomia intelligente, coerente e moderna. In secondo luogo una maggiore defiscalizzazione: pur consapevoli della situazione del Paese, se ci compariamo con il resto dell’Europa, dove i nostri professionisti, specie giovani, devono competere, esiste un’asimmetria evidente. Inoltre chiediamo che nel volume di fiscalità che versiamo allo Stato si possa considerare una parziale tassazione di scopo per fare un sistema di solidarietà, di mutualismo tra le Casse . In ultimo chiediamo una semplificazione e una stabilità di regole sia in termini di indirizzo che in termini di vigilanza e controllo, partendo dalla nostra comunque condivisione delle impostazioni che vengono date dai Ministeri e dagli Organi di controllo.

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walter.quattrocchi@tuttowelfare.info