Italiani campioni di generosità

Italiani campioni di generosità

7,2 sono stati i miliardi donati l’anno scorso da privati italiani per progetti filantropici a cui si aggiunge un miliardo messo sul tavolo da imprese e fondazioni.  Campioni di generosità al fianco dei quali  c’è poi il lavoro di diverse associazioni. Obiettivo: il bene comune.

 

Negli Stati Uniti sta facendo discutere la figura di Marc Benioff, miliardario e fondatore di Salesforce, azienda di software e soprattutto la sue campagne per riformare il capitalismo rendendolo inclusivo. Ne è talmente convinto che ha San Francisco ha proposto una tassa sulle grandi società tecnologiche il cui ricavato dovrebbe servire a risolvere il problema dei senza tetto. Non solo. Fin dall’inizio del nuovo millennio l’imprenditore miliardario Usa ha introdotto nella sua impresa il modello tre in uno: 1% della produzione e 1% del  valore borsistico della società sono andati in beneficenza, a cui si aggiunge l’1% delle ore di lavoro dei dipendenti destinate al volontariato. “Il business è la miglior forma per il cambiamento” ama ripetere Benioff che ha già deciso come andrebbero ripartiti i fondi raccolti con la nuova tassa da lui proposta affinché l’assistenza si trasformi in qualcosa di efficace: nuovi alloggi da destinare a chi non ha un tetto sulla testa, sostegno alle strutture psichiatriche che curano gli homeless che ne hanno la necessità.

Ma anche in Italia sul fronte della filantropia non siamo messi male, tanto che il nostro paese figura tra i primi a livello europeo per generosità.  A dirlo sono i numeri snocciolati durante l’ultimo Philantropy day organizzato dalla Fondazione Lang, che si è tento a Milano alla fine del mese di ottobre . In particolare nell’ultimo anno sono stati 7, 2 i miliardi donati da privati e un miliardo quelli dalle aziende anche attraverso le fondazioni d’impresa. Una tendenza confermata anche dall’ultima stima dell’Enrop (European Research Network on Philanthropy), che oltre a vedere l’Italia al secondo posto in Europa per donazioni da individui (dopo UK, con 16,4 miliardi), la colloca nella top five dei Paesi in cui le imprese erogano più risorse con finalità filantropiche dopo Germania (11,2 miliardi), Francia (2,8), UK (2,7) e Paesi Bassi (1,4). Numeri che evidenziano il crescente peso della filantropia nella costruzione di un sistema di welfare society, puntando su interventi più strutturati a lungo termine.

 

Insieme per il bene comune

 

Tante aziende, fondazioni corporate, ma anche privati, professionisti  e associazioni che fanno beneficienza in modo diverso, spinti dalla volontà di contribuire al bene comune. Tra queste ultime figura Feminin Pluriel, associazione internazionale femminile creata in Francia nel 1992 da Beatrice Lanson Villat, che ha raccolto attorno a se un gruppo di professioniste (avvocati, manager, designer, imprenditrici  etc) e che da poco è  presente anche in Italia con l’obiettivo di creare un network di professioniste impegnate nel sociale. «Le nostre attività sono legate principalmente a progetti dedicati all’educazione, formazione e protezione delle donne e dei minori», precisa Diana Palomba, presidente della filiale italiana di Feminin Pluriel,  «I fondi necessari per realizzare le nostre attività arrivano dal fundraising , eventi organizzati appositamente  per la raccolta fondi». Diversi i progetti curati in Italia fino a ora, tra i quali la sponsorizzazione del restauro del disegno del Canova intitolato “Il rapimento di Elena”. «Ma abbiamo anche sostenuto Carla Caiazzo, una donna che ha subito violenza dal compagno che ha tentato addirittura di darle fuoco quando era  incinta di 8 mesi», spiega Palomba.   «Ora è diventata protagonista della comunicazione di un’azienda di moda di proprietà di una delle nostre socie ed è una testimonial importante anche per fare educazione nelle scuole italiane contro la violenza sulle donne e il bullismo». Ma Feminin Pluriel Italia ha anche sostenuto economicamente Artemisia, un centro antiviolenza che ha sede a Firenze oltre ad avere appoggiato progetti internazionali come  Action for children in conflict in Kenya. «Un progetto che aveva come obiettivo quello di formare le donne per lavorare nel settore agricolo senza rinunciare al loro ruolo di madre», racconta Palomba.

 

40 professioniste che puntano in alto

 

Al momento sono 40 le professioniste che fanno parte del network italiano di Feminin Pluriel tutte impegnare a portare avanti i progetti storici ma anche a pensarne di nuovi. Tra questi Sentiero 103, un concerto che si terrà a Firenze a inizio 2019 il cui ricavato andrà a favore della Casa delle donne di Viareggio, destinata ad accogliere 150 donne con bambini sfrattate dal comune della città toscana. «I target a cui dedicare le nostre forze sono diversi e in ambiti differenti, ma in ognuno dei nostri progetti serve flessibilità e velocità di azione con l’obiettivo di raggiungere il target che ci siamo prefissate il più velocemente possibile», conclude Palomba.

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