Il neo-welfare passa dalle giovani generazioni

Il neo-welfare passa dalle giovani generazioni

Restano deboli le politiche e i servizi sociali a favore delle famiglie e dei bambini. Lo evidenzia il quinto rapporto del gruppo Assimoco. Serve maggior cooperazione e sinergia tra il pubblico e il privato, che punti alla conciliazione del ruolo genitoriale e lavorativo.

 

Welfare familiare batte politiche e servizi sociali. Questa la fotografia italiana scattata  dalla quinta edizione del rapporto neo-welfare per la famiglia, realizzato dal gruppo assicurativo Assimoco centrato sulla fascia di popolazione infantile con un’ età compresa tra zero e cinque anni. Dalla ricerca, realizzata per il gruppo assicurativo che ha radici nel mondo cooperativo da Ermeneia, è emerso in particolare che il 70,1% delle coppie con figli in età prescolare si appoggia ai nonni per la gestione quotidiana dei bambini e il 36,5% delle famiglie riceve aiuti in denaro da genitori o suoceri: un totale di quasi 11 miliardi di euro, solo nell’ultimo anno. Bassa è poi l’incidenza della spesa pubblica destinata ai servizi per l’infanzia che, per la fascia 0-5 anni pesa solo lo 0,5%, contro lo 0,8% della media dei Paesi Ue 22.  Tanto che solo il 12,6% dei bambini nella fascia da zero a tre anni frequenta l’asilo nido e solo il 55,7% dei Comuni offre i servizi per la prima infanzia.

 

Un forte network familiare bilancia un welfare pubblico debole

 

A bilanciare la situazione, dall’altro lato, in Italia c’è un forte welfare familiare. Un quarto delle famiglie, infatti, si scambia aiuti per un totale di 21 miliardi di euro. Particolarmente rilevante è il ruolo dei nonni, sia in termini di sostegno economico (gli aiuti forniti dai nonni ai nipoti di 0-5 anni ammontano a 2,7 miliardi di euro), sia in aiuti nelle attività quotidiane (l’80% dei nonni dedica tempo ai nipoti): il ruolo del nonno, infatti, si colloca al terzo posto, dopo quello della madre, per il 58% delle famiglie e nel 70% dei nuclei con bambini zero-cinque anni. Inoltre, in merito all’esigenza di assicurarsi, la propensione a tutelarsi sale fino a sette volte se nella famiglia con bimbi in età prescolare ci sono nonni disposti a investire sui bisogni futuri dei nipoti. Tanto che era stato proposto un Bonus nonni tra le modifiche da apportare alla legge di Bilancio 2018 che avrebbe consentito ai nonni di detrarre il 19% delle spese sostenute per finanziare attività scolastiche e universitarie, sportive, per pagare assicurazioni e assistenza medica e per l’affitto fuori sede dei nipoti. Provvedimento poi non inserito nella nuova finanziaria. Non si può parlare di neo-welfare senza prendere in considerazione questi numeri e senza una vera sinergia tra il pubblico e il privato, che punti alla conciliazione del ruolo genitoriale e lavorativo, il tutto affiancato da prodotti e servizi anche assicurativi in grado di dare risposte concrete ai bisogni delle nuove famiglie.

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