Il welfare nascosto che assiste le famiglie
Nel 2020 c’è stato un boom di assunzioni nel lavoro domestico, ma ancora un milione di caregiver lavora senza contratto. E le famiglie spendono 15 miliardi l’anno…
Si prendono cura di anziani, bambini e famiglie intere. E nell’ultimo anno sono diventate ancora più fondamentali. In Italia le lavoratrici e i lavoratori domestici, cioè colf, badanti e baby sitter, secondo l’Istat sono 2 milioni, ma il 60% di loro lavora in nero. Nonostante il boom di assunzioni registrato nel 2020 (oltre 50mila nel solo mese di marzo, cioè +58,5% rispetto al 2019), infatti, il tasso di irregolarità nel settore è ancora molto alto. “L’emergenza sanitaria ha portato un aumento del fabbisogno di assistenza da parte delle famiglie, soprattutto per i bambini (con le scuole chiuse) e gli anziani soli. Tuttavia il lavoro in nero rimane ancora forte”, ha confermato Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale dell’Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico (Domina).
La motivazione delle recenti assunzioni, comunque, secondo l’Osservatorio nazionale Domina, è dovuto quasi esclusivamente al fatto che durante il lockdown e con le attuali limitazioni agli spostamenti non è possibile per i lavoratori domestici non in regola recarsi sul posto di lavoro. Questo ha reso necessario un intervento normativo a riguardo e ha favorito le assunzioni. La regolarizzazione del lavoro in nero inserita nel decreto Rilancio di maggio 2020, infatti, ha visto 177mila domande di emersione di lavoratori domestici (85% del totale). Questo ha portato nelle casse dello Stato oltre 100 milioni di euro, a cui potrebbero poi aggiungersi oltre 300 milioni di euro l’anno dati dal gettito fiscale e contributivo dei lavoratori regolarizzati.
Mancato gettito fiscale pari a 3,6 miliardi di euro
Le prime sei regioni italiane che hanno registrato un saldo positivo nel marzo 2020 rispetto al 2019 sono quelle del Sud, dove il lavoro domestico irregolare ricopre un ruolo importante: Sicilia, Basilicata, Molise, Puglia, Campania e Calabria. Le regioni con il saldo positivo inferiore sono invece Lazio, Trentino Alto Adige e Lombardia. Ammontano a 859mila quindi i caregiver regolari, con una lieve maggioranza delle colf (52%) rispetto alle badanti (48%). “I regolari portano oggi un gettito fiscale pari a 1,5 miliardi di euro: se anche gli altri fossero in regola, si arriverebbe a 3,6 miliardi annui”, si legge in una nota del Rapporto annuale sul lavoro domestico in Italia di Domina.
Nel 2019, tra l’altro, le famiglie italiane hanno speso circa 15 miliardi di euro per i lavoratori domestici assunti (tra retribuzione, contributi e Trattamento di fine rapporto). Questo rappresenta per lo Stato un grande risparmio in termini di welfare e assistenza, perché accogliere in struttura tutti gli anziani non autosufficienti, per esempio, costerebbe quasi 11 miliardi di euro. Senza contare che il lavoro domestico vale l’1,1% del Pil (17,9 miliardi di euro di valore aggiunto), calcolano dall’Osservatorio.
Le proposte di Domina, che concludono il Rapporto annuale, sono tre: retribuzione deducibile al 15% per colf e al 30% per le badanti, con contributi deducibili al 100% per entrambe le categorie; possibilità di regolarizzazione di stranieri irregolari con permesso di soggiorno temporaneo per assistenza domestica; obbligo di trasmissione all’Agenzia delle Entrate del dato economico retributivo del lavoratore (già indicato all’Inps).