Il welfare nelle Pmi vuole manager determinati

Il welfare nelle Pmi vuole manager determinati

Definire strategie mirate per trasmettere un’adeguata immagine dei sistemi di welfare ai dipendenti e per attivare sinergie con i fornitori di servizi sul territorio è il fattore x per superare dubbi e paure che ancora frenano la diffusione dei piani benessere nelle piccole organizzazioni.

 

Paola Brandinelli, Responsabile gestione risorse umane di Fandis.

Con quartier generale a Borgo Ticino – in provincia di Novara e a una manciata di chilometri dal Lago Maggiore – Fandis è una società con circa 100 addetti specializzata nello sviluppo di soluzioni per il controllo e la gestione della temperatura nei quadri elettrici. Tipica media impresa italiana con un forte radicamento a livello local, presidia efficacemente anche i mercati internazionali grazie alla sede legale di New Castle – Wilmington a cui si affianca il braccio operativo di Lilburn in Georgia. E alle esportazioni deve circa il 50% del business. Dal 2016 ha cominciato a introdurre un’offerta di welfare a beneficio dei suoi dipendenti e a tessere relazioni con i fornitori di servizi sul territorio. Le esitazioni e le difficoltà sin qui affrontate e superate lungo il percorso che ha condotto alla messa a punto di un paniere ad hoc fanno dell’azienda piemontese, per molti versi, un vero caso di studio. Perché da un lato testimoniano come la diffusione di un’adeguata cultura del welfare sia ostacolata su ogni versante da dubbi, perplessità, sfiducia e paure. Ma dall’altro dicono che la determinazione nel perseguire l’obiettivo e l’attuazione paziente di strategie circostanziate sono le armi migliori per convincere i recalcitranti e dare vita così a un ecosistema virtuoso.

 

Primo step: rimborsi per spese familiari e buoni spesa

 

Il varo delle normative sul welfare di nuova generazione – circa due anni orsono – è stata l’occasione per promuovere i primi progetti sperimentali a livello della dirigenza e saggiarne l’impatto, per poi provvedere a estenderne la fruizione anche al resto della forza lavoro. «Siamo partiti dalle cose in apparenza più piccole», ha detto a Tuttowelfare.info la responsabile per la gestione delle risorse umane Paola Brandinelli, «e quindi dai rimborsi per gli acquisti di testi e materiali scolastici oppure per la retta delle case di riposo per i familiari anziani. Al di fuori dell’ambito dei quadri abbiamo invece voluto proporre qualcosa di concettualmente simile ai bonus in danaro cui si era abituati, puntando su ticket restaurant e sui buoni-spesa». L’iniziativa è stata giudicata positivamente però da una parte minoritaria degli interessati visto che solo il 10% delle braccia e dei cervelli di Fandis ha optato per la conversione del premio di produzione in servizi di welfare. «Era stato il nostro studio-paghe indirizzarci verso il welfare di moderna concezione», ha ricordato Brandinelli, «e sin da principio il modello ci è parso allineato alla nostra filosofia che prevede la fidelizzazione e la soddisfazione degli assunti come presupposto di una loro maggiore produttività. Nonostante l’impasse iniziale si è notata via via una crescente curiosità per la proposta. Non a caso le rilevazioni successive ci hanno permesso di registrare un aumento significativo (25-30%) degli indici di gradimento».

 

Un positivo effetto-domino

 

Proprio mentre la gran parte delle imprese iniziava a fiutare le potenzialità dei buoni-spesa, la società novarese puntava già altrove ampliando la convertibilità del premio di produzione «praticamente a tutto ma con l’eccezione, appunto, dei buoni-spesa». Anche perché l’impossibilità di spenderli alle casse di alcuni frequentatissimi ipermercati della zona era risultata essere un importante freno al loro utilizzo. «Tenendo ferma la possibilità di portare a rimborso le spese per la scuola, fra libri e mense, ci siamo aperti allora al territorio», ha ricordato la responsabile Hr, «confrontandoci fra gli altri con vicine palestre. E se al nostro interno ci eravamo scontrati con i (comprensibili) timori di chi si chiedeva dove stesse la fregatura; all’esterno argomentare di convenzioni diveniva sinonimo del chiedere lo sconto». Di nuovo, calma ed equilibrio nei giudizi sono risultati le certe vincenti: «Una volta risolti gli equivoci», ha spiegato Brandinelli, «non solo si sono strette e consolidate le partnership con centri estetici e diagnostici, per esempio. Ma sono stati proprio i nostri interlocutori, in modo spontaneo, a informarsi circa la possibilità di proporre progetti simili ad altre aziende clienti».

 

Una nuova fase con un partner esterno

 

È tempo adesso per Fandis di passare alla fase II grazie alla sigla di un contratto con il player specializzato Edenred che ha ideato a uso dei dipendenti il portale web in cui trovano spazio tutti gli accordi attivati e le modalità per accedervi. «Abbiamo scelto Edenred come alleata», ha osservato Paola Brandinelli, «perché ci dà la certezza di poter continuare a coinvolgere le realtà locali in un’ottica di rete. Assicura l’accensione di convenzioni a 360 gradi nel giro di due settimane al massimo e la sua gamma d’offerta può definirsi potenzialmente illimitata». L’introduzione del nuovo sistema è in procinto di essere accompagnata da percorsi di training dedicati, laddove in precedenza le informazioni di base erano state veicolate con un incontro plenario e tramite le bacheche, digitali e tradizionali, dell’azienda.

 

In cerca di condvisioni

 

Per il resto, il futuro è lontano dall’essere scritto. «La famiglia fondatrice ha battuto in passato le strade dell’aggregazione fra dipendenti e famiglie», ha concluso l’intervistata, «organizzando conferenze ed escursioni e allestendo una biblioteca aziendale tuttora in funzione. Abbiamo messo a frutto la lezione cercando di stare vicini alla forza lavoro anche in altri modi, non da ultimo le feste per le mamme e i papà (con figli al seguito) che riscuotono sempre un notevole successo. Il sogno nel cassetto resta l’apertura di un asilo nido, magari in collaborazione con altre imprese della zona, con le quali ci piacerebbe pensare a un’offerta di corsi di aggiornamento e formazione. Sono obiettivi affascinanti ma onerosi. Per il momento resta il successo dei piani di welfare implementati sin qui e che vedono i servizi legati alla scuola e alla salute in testa alle preferenze degli utilizzatori».

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