In Emilia-Romagna il primo Osservatorio regionale del Terzo settore

In Emilia-Romagna il primo Osservatorio regionale del Terzo settore

Raccoglie i rappresentanti di oltre 3.000 organizzazioni di volontariato e di 4.000 associazioni di promozione sociale impegnate sul territorio regionale. Il suo compito? Monitorare e verificare l’operato del Terzo settore, promuovere attività di studio. E non solo.

 

In Emilia Romagna ha aperto i battenti il primo Osservatorio regionale del Terzo settore.   Nato dalla fusione dell’Osservatorio del Volontariato e dell’Osservatorio delle Associazioni di promozione sociale, raccoglie i rappresentanti delle oltre 3.000 organizzazioni di volontariato e di oltre 4.000 associazioni di promozione sociale impegnate su tutto il territorio regionale in attività di utilità sociale e solidaristica senza scopo di lucro. «Un segno tangibile dell’attenzione della Regione Emilia Romagna verso il mondo variegato e plurale del no-profit», ha detto ai  media locali Elisabetta Gualmini, vicepresidente e assessore al Welfare. «Si tratta del passaggio conclusivo della  riforma del settore, che abbiamo condotto in sintonia con quella nazionale. Il Terzo Settore è una realtà fondamentale per la nostra regione e da sempre ne riconosciamo e apprezziamo il ruolo e le potenzialità, non solo come importante interlocutore delle istituzioni pubbliche, ma anche come soggetto che contribuisce in maniera attiva e dinamica al welfare regionale e al benessere delle nostre comunità».

 

Le tre anime dell’Osservatorio regionale

 

L’Osservatorio opererà al fianco della Conferenza regionale del Terzo settore – organo consultivo della Regione e del mondo associativo – è stato costituito dalla Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Forum del terzo Settore (associazione di enti che operano nel volontariato e nel sociale) e i Centri di servizio per il volontariato.
Diverse le funzioni ricoperte dal nuovo organismo: raccolta di dati, documenti e testimonianze sulla realtà del Terzo settore regionale, di cui monitorerà e verificherà l’operato; promozione di attività di studio, ricerca e approfondimento rivolte alle organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale iscritte nei registri regionali; analisi dei bisogni sociali del territorio, promozione delle buone pratiche.«Una nuova realtà, dopo i percorsi di nomina e di profondo rinnovamento dei ruoli e dei componenti a livello locale, più adeguato a leggere le trasformazioni degli ultimi anni e più efficace nel suo complesso», ha aggiunto Gualmini.

 

 

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