L’hybrid working non convince tutti i dipendenti europei
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L’hybrid working non convince tutti i dipendenti europei

Mentre le aziende di tutta Europa continuano ad adattare il loro approccio al lavoro ibrido per trovare nuove soluzioni che favoriscano al meglio il work life-balance, i dipendenti europei risultano divisi tra il voler tornare in ufficio a tempo pieno e il continuare a lavorare da remoto. È quanto emerge da una ricerca di D-Link, azienda attiva nelle tecnologie di rete e connettività che ha intervistato oltre 300 società di consulenza e reseller di tecnologia in tutta Europa sulle abitudini dei professionisti aziendali.

 

In particolare quattro lavoratori su dieci (38%) hanno dichiarato di essere favorevoli a un ritorno a tempo pieno. Il 37%, invece, è contrario e il 24% ha rivelato che prenderebbe in considerazione l’idea di cambiare lavoro se la propria azienda imponesse il ritorno al lavoro d’ufficio a tempo pieno.

 

Al centro di discussioni e opinioni contrastanti è la produttività: il 40% degli intervistati ha rivelato che lavorare da casa per più di due giorni alla settimana non ha alcun impatto sulla loro produttività, mentre un quarto (25%) afferma che in realtà la produttività diminuisce. Il 35% degli intervistati ritiene invece che il lavoro da casa migliori la produttività.

 

Per quanto riguarda le altre criticità causate dall’hybrid working, il 38% ha dichiarato che ha inciso fortemente sulle possibilità di collaborazione con i colleghi e il 50% dei dipendenti ritiene che abbia portato a una cultura aziendale più frammentata. Tra i fattori di disturbo alla produttività indicati dagli intervistati risultano: una tecnologia (tablet, computer e connessione Internet) obsoleta o insufficiente; le interruzioni da parte dei familiari continuano a influenzare il lavoro; la cattiva organizzazione del proprio spazio di lavoro.

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