Raddoppio dei fringe benefit, un nuovo ruolo per i provider e le aziende

Raddoppio dei fringe benefit, un nuovo ruolo per i provider e le aziende

Rilancio dei consumi e nuova centralità dei provider di welfare aziendale, che diventano consulenti e progettisti. Massagli racconta le conseguenze della novità sui fringe benefit

 

Dopo il grande contributo del welfare aziendale durante la pandemia in Italia, una nuova norma fiscale rafforza ulteriormente l’importanza del welfare al rilancio dell’economia. Nel decreto legge 104 del 2020, il cosiddetto Dl Agosto, infatti, tra le misure per sostenere le imprese e i lavoratori è stata raddoppiata la quota esentasse per i fringe benefit: la somma di beni e servizi erogabili dall’azienda, per l’anno 2020, è passata da 258,23 euro a 516,46 euro.

 

Durante il lockdown questa misura era già stata richiesta dalle aziende, soprattutto per agevolare l’acquisto di strumenti tecnologici, sia per i lavoratori sia per i figli che dovevano affrontare la didattica a distanza. Gli emendamenti ai decreti precedenti presentati dai parlamentari, per esempio quello del 26 aprile 2020, richiedevano di alzare – anche solo temporaneamente – il tetto dei fringe benefit fino a 1.000 o addirittura 2mila euro.

 

“Il Governo ha scelto di partire con una misura iniziale e sperimentale di raddoppio del valore, che comunque è una grande novità dato che la cifra attuale era stata fissata negli Anni 80 in 500mila lire, cioè i 258,23 euro di ieri”, spiega a Tuttowelfare.info Emmanuele Massagli, Presidente di Aiwa, l’associazione che riunisce la maggior parte dei provider di welfare, nonché membro del Comitato Scientifico del nostro magazine online.

 

Nonostante la misura sia prevista, per ora, solamente fino al 31 dicembre 2020, Massagli è convinto che sarà ampiamente utilizzata: le aziende che già impiegavano la cifra precedente, molto probabilmente, continueranno a farlo anche con il nuovo valore, ma anche altre inizieranno a considerare l’opportunità. “Mi aspetto un’esplosione nell’utilizzo di questa forma di welfare aziendale, anche se non è quella originaria e legata alla funzione sociale”.

 

Maggiore utilizzo dei servizi, ma la scelta spetta all’azienda

 

Il riferimento che fa Massagli è ai servizi per educazione, istruzione, ricreazione, assistenza sociale e sanitaria, culto indicati all’articolo 51, comma 2 del Testo unico sulle imposte dei redditi (Tuir), che per godere della fiscalità agevolata devono rispettare alcuni criteri.

 

La funzione sociale della nuova norma, che invece si riferisce al comma 3 del Tuir, risulterebbe come una conseguenza indiretta dell’uso dei 516,46 euro, che diventano anche occasione di ulteriore rilancio dei consumi. Il comma 3, infatti, non specifica l’utilizzo finale dei beni e servizi: “Ai fini della determinazione in denaro dei valori di cui al comma 1, compresi quelli dei beni ceduti e dei servizi prestati al coniuge del dipendente o a familiari indicati nell’articolo 12, o il diritto di ottenerli da terzi, si applicano le disposizioni relative alla determinazione del valore normale dei beni e dei servizi contenute nell’articolo 9. […]”.

 

La scelta è quindi ampia e dipende dalle singole aziende, in base ai provider con cui le imprese hanno accordi: possono essere investiti in buoni spesa, in voucher per l’acquisto di un tablet o in servizi sociali. I fringe benefit, però, non si legano al welfare contrattato, ma lasciano che sia l’azienda a decidere cosa offrire. Il raddoppio, infatti, riguarda il limite massimo per il welfare aziendale unilaterale, cioè concesso dal datore di lavoro senza un accordo con il sindacato. E questo aspetto ha già messo in allarme i sindacati: per esempio la Federazione italiana metalmeccanici (Fim Cisl), infatti, ha chiesto che il raddoppio a 516,46 euro sia collegato alla contrattazione e non sia limitato al solo 2020.

 

I provider, comunque, hanno l’occasione di diventare i veri protagonisti dei mesi di sperimentazione della nuova norma, dato il poco tempo a disposizione per capire la misura fiscale: “Sono i vari player di mercato a dover prima capire e poi spiegare alle imprese tutte le possibilità dell’utilizzo del nuovo valore, contribuendo in primo piano alla fase della progettazione del welfare con le aziende”, ragiona Massagli. La loro funzione diventa, quindi: da semplici fornitori a consulenti progettisti, come anticipato dal presidente di Aiwa nel podcast di Tuttowelfare.info, Welfare Confidential.

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