Il welfare parte dai più piccoli
Nei piani aziendali aumentano i servizi pensati per i figli dei lavoratori. Obiettivo: migliorare la conciliazione famiglia lavoro.
Nel 2016 altre 30 mila donne sono state costrette a licenziarsi dopo aver partorito. Un dato che diventa ancor più preoccupante in un Paese dove la disoccupazione sfiora il 50%, la denatalità continua a battere ogni record negativo (nel 2017 sono nati soltanto 464 mila nascite) e il ricorso ai congedi parentali coinvolge appena un uomo su cinque.
Bastano questi numeri per capire perché nelle offerte di welfare aziendale aumentino i servizi destinati ai figli dei dipendenti per favorire anche la conciliazione tra famiglia e lavoro.
In quest’ottica infatti si stanno muovendo le aziende. Al riguardo emblematico il caso di Lavazza, che nel suo ultimo integrativo ha deciso di versare un’una tantum da 250 euro lordi ai lavoratori che fanno un figlio o lo adottano, senza discriminare il tipo di famiglia. Una tendenza che non seguono solo i grandi, ma anche le Pmi. Per esempio la Monnalisa, azienda di abbigliamento per bambini con sede ad Arezzo che per una miglior conciliazione ha scelto di introdurre orari più flessibili o il rimborso delle spese di viaggio tra casa e ufficio.
Nella stessa direzione si sta muovendo Eni. La prima azienda italiana per capitalizzazione di Borsa ha appena firmato un accordo con i sindacati di settore (Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil), per garantire ai 20 mila dipendenti un maggiore accesso allo smart working, con l’obiettivo di consentire di lavorare a distanza e prendersi cura dei figli. Sempre nella stessa ottica il colosso energetico ha messo in campo il progetto il Nido-scuola Eni 0-6, una scuola realizzata nel 2010 nella sede di San Donato Milanese, e soggiorni estivi per i figli dei dipendenti che hanno un’età tra i 6 e i 14 anni. Per quelli over 14 ci sono i Summer Camp presso strutture selezionate nelle vicinanze delle sedi degli uffici Eni.
La gestione del tempo libero dei figli come priorità
Altre imprese invece si sono poste il problema di come aiutare i propri dipendenti nel garantire ai loro figli attività non meno costose, ma decisive nella loro crescita come studio, sport, vacanze e gestione del tempo libero. Una di queste è Luxottica che da anni manda a sue spese i figli dei dipendenti ogni estate in campus estivi sulle spiagge di Bibione. Guardano invece all’estero Barilla, Enav o Sea Aeroporti, che organizzano soggiorni di studio all’estero per i ragazzi più meritevoli: Stati Uniti, Cina e Malesia le mete più battute. Mentre Eni offre corsi di lingua inglese e programmi di orientamento scolastico.
Mamme un capitale su cui investire
Generali ha preferito mettere a punto un pacchetto integrato per investire sulle dipendenti mamme. Con Generazione futura s’individuano i talenti, ai quali garantire una formazione continua ed esperienze di lavoro diverse per accelerarne la carriera. Parallelamente sono stati creati asili nido e avviate convenzioni dove non è possibile creare strutture aziendali.
Su questo fronte non meno attiva è Allianz. La compagnia assicurativa da 17 anni rilancia, infatti, l’iniziativa Spazi Aperti, che fa trascorrere ai più piccoli giornate di svago con i genitori. Quest’anno poi è nata Allianz time with kids, per permettere a madri e padri di lasciare durante l’estate e alla fine delle scuole i figli in ludoteche appositamente create nelle sedi di Milano e Trieste. Nel frattempo sono salite a 13 le strutture Nido Happy Child di Allianz. Su questa strada si stanno muovendo anche i provider del mercato welfare. Un esempio arriva da Eudaimon che con On the road ha studiato un programma per gli studenti a partire dai 13 anni contro l’abbandono scolastico. L’obiettivo è quello di rendere la persona “autonoma” nel processo di conoscenza di sé e delle proprie caratteristiche peculiari, sviluppando una maggiore consapevolezza sulle scelte future formative o professionali. L’orientamento viene fatto con il supporto di tutor e materiale didattico multimediale.