Neomamme e lavoro, aumenta il numero delle dimissioni

Neomamme e lavoro, aumenta il numero delle dimissioni

È sempre più difficile per le neomamme conciliare vita e lavoro. È questo quello che emerge dai dati divulgati dall’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) che certificano un aumento del 17,1% rispetto al 2021 delle dimissioni di lavoratori con un figlio di età compresa tra zero e tre anni, per un totale di 61.391. Di queste ben 44.669, ovvero il 72,8%, riguardano neomamme. Un dato inequivocabilmente connesso alla difficoltà nel conciliare i nuovi impegni derivanti dalla cura del figlio con gli impegni lavorativi, che viene indicato come motivo di dimissioni dal 63% delle neomamme, un dato che invece non supera il 7.1% per quanto riguarda i neopadri, che al contrario si dimettono soprattutto per un cambio di lavoro (78,9%).

 

Un altro dato emblematico, riguarda la fascia di età in cui si concentra maggiormente il numero di dimissioni. Quasi quattro dimissioni su cinque (il 79.8%) arrivano da lavoratori compresi nella fascia tra i 29 e i 44 anni, inoltre più di un provvedimento su due (58%) riguarda neomamme con un solo figlio o in attesa del primo figlio. Al contrario, sono 32,5% i provvedimenti che arrivano da lavoratori con due figli e solamente il 7,5% riguarda lavoratori almeno tre figli.

 

Dimissioni e neogenitori: i motivi principali

 

Vediamo ora perché i neogenitori decidono di lasciare il posto del lavoro. Al primo posto, al 32,2% ci sono motivazioni legate all’impossibilità di conciliare lavoro e cura del neonato a causa della scarsa reperibilità di servizi di supporto a vario titolo: dalla mancanza di posti all’asilo nido, allo scarso supporto dei parenti fino ai costi troppo elevanti per l’assistenza del neonato. Al 17,6% troviamo difficoltà dettate dalle condizioni di lavoro, che risultano troppo pesanti per essere conciliante con le esigenze di un bambino piccolo. In questa categoria rientrano anche gli orari di lavoro e la distanza dal luogo di lavoro. Sommate, queste due cause pesano per il 49,8%, un dato il leggero calo rispetto al 51% del 2021. Rimane poi un 37,5% di dimissioni legato al cambio di lavoro.

 

Dimissioni e mansioni

 

Infine uno sguardo al tipo di lavoro che svolo da chi si dimette. La stragrande maggioranza delle dimissioni, 92%, riguarda operati e impiegati, con quadri e dirigenti a spartirsi l’8% rimanente. Anche ai livelli più alti le donne si dimettono più degli uomini. Nel 2022, infatti, sono state 410 le manager donna che hanno presentato le dimissioni, a fronte di 326 omologhi maschi. Le donne dimettono soprattutto da microimprese il 32% del totale, seguite dalla grande impresa al 26,2%, mentre piccola e media impresa si fermano al 22,3% e al 15,5%.

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