Welfare aziendale si cambia. Potrà essere usato per pagare mutuo e affitto
Sono moltissime le novità introdotte dalla legge di bilancio in tema di welfare aziendale, in particolare un ampliamento dei servizi disponibili. Tra questi, a partire dal 2024, ci sono anche mutuo e affitto che entrano nella categoria dei “fringe benefit” al pari delle utenze domestiche, che restano nell’elenco dei servizi disponibili. Un cambiamento importante, che si aggiunge a quello più noto sul nuovo limite di esenzione, che per il 2024 è salito a 2000 euro per i lavoratori con famigli a carico e 1000 euro per quelli che invece non ne hanno. Un aumento netto, rispetto al 2023 quando il limite era stato fissato a 258 euro e che sicuramente piacere a tutti i beneficiari. Anche quelli che pensano di utilizzare il bonus ricevuto proprio per mutuo e affitto.
Tuttavia, se nel caso dell’affitto le cose sono abbastanza semplici, con il lavoratore che potrà utilizzare direttamente il bonus per pagare il canone, le cose si complicano decisamente quando parliamo di mutui. A causa dei continui rialzi sui tassi di interesse i lavoratori non potranno utilizzare il welfare aziendale per pagare direttamente la rata nel suo complesso, ma solamente della quota di interessi. Questo perchè l’articolo 51 comma 4 del Tuir indica come calcolare il valore dei beni in materia di prestiti concessi dal datore di lavoro, ma si tratta di un calcolo che del tasso ufficiale di riferimento al 31 dicembre di ogni anno. Inoltre, un altro elemento da non sottovalutare riguarda poi la mole di documenti richiesta, dal contratto di mutuo, al piano di ammortamento. “La questione è molto complicata e, anche senza considerare le ultime problematiche legate all’aumento dei tassi di interesse, inserire il pagamento del mutuo all’interno del welfare condanna l’azienda a un calvario burocratico e amministrativo da non sottovalutare” spiegava Riccardo Zanon, avvocato, consulente del lavoro e tra i docenti del Master di Welfare Manager di Tuttowelfare in un nostro precedente articolo per poi aggiungere: “A questo punto, risulta più conveniente per i dipendenti detrarre il tasso d’interesse del mutuo direttamente dal 730, quindi all’interno della dichiarazione dei redditi, piuttosto che usufruire dei fringe benefit”.