Piano per la natalità, Roccella: “Coinvolti ministeri, enti locali e imprese”
Il governo studia un piano per la natalità con l’obiettivo di invertire una tendenza ormai consolidata da anni. A spiegarlo è stata la ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità Eugenia Roccella.
“Lavoreremo a un grande piano per la natalità. Promuovendo il criterio familiare in ogni ambito dell’azione di governo. E soprattutto, realizzando un ambiente sociale, normativo e culturale che assecondi e non ostacoli il desiderio delle donne di fare figli, che tutte le rilevazioni dicono essere intatto rispetto al passato. Stiamo lavorando a un tavolo comune con i ministeri interessati, a cominciare da quelli del Lavoro e della Salute, per un intervento ampio e organico. Ed è importante il coinvolgimento delle imprese, del volontariato, degli enti locali”. Con queste parole la ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità Eugenia Roccella, dette in un’intervista a “Il Messaggero” ha spiegato le intenzioni del governo per i prossimi cinque anni.
Roccella, in questi giorni al centro una polemica per un’uscita quantomeno divisiva sull’aborto, ha poi spiegato: “Si fanno pochi figli non perché ne manchi il desiderio, ma perché il contesto è scoraggiante. Soprattutto per le donne. E, paradossalmente, nelle città è ancora più sfilacciata quella rete parentale di solidarietà che ha sempre sostenuto la maternità. In molte grandi centri i nuclei composti da una sola persona hanno superato le famiglie con figli. E su questo incide anche il costo dei servizi e il tipo di vita indotto dall’organizzazione sociale”.
Come fare a invertire la tendenza? Bisogna lavorare anche e soprattutto su un cambio culturale che deve riguardare la società in toto e il ruolo della donna all’interno della stessa: “C’è molto da lavorare sul fronte dei servizi e anche sul recupero di una dimensione comunitaria che nei grandi centri è più fragile. Soprattutto, però, è importante che le donne che vogliono diventare madri non vengano penalizzate o addirittura costrette a rinunciare alla propria realizzazione personale”.