Il welfare fa bene alle polizze malattia
Nel 2017 i premi complessivi delle polizze infortuni e malattia sono cresciuti del 9,4% , per un totale di 2,7 miliardi di euro. Ecco perché.
Il welfare aziendale ha dato una decisa sveglia alle polizze malattia. Leggendo tra i dati sulla raccolta premi delle polizze infortuni e malattia, da poco pubblicati da Ania, si nota infatti, che nel 2017 le polizze collettive, in particolare quelle che prevedono il rimborso delle spese mediche, hanno registrato una crescita del 101,5% rispetto all’anno prima superando 240 milioni di euro di raccolta.
Questi ultimi però sono numeri riferiti alla nuova raccolta, ovvero di nuova produzione, mentre se si guarda ai premi complessivi del settore malattia, ovvero allo stock, la crescita è solo del 9,4%, per un totale di 2,7 miliardi di euro. In particolare le polizze collettive che prevedono il rimborso delle spese mediche, rappresentano oltre tre quarti (77%) della raccolta malattia. Una spinta cui ha contributo «in modo significativo la copertura offerta da casse sanitarie privatistiche o da aziende in favore dei propri dipendenti», sottolineano dall’Ania.
Tre big player e una sorpresa
A crescere maggiormente nel comparto infortuni e malattia è stato il gruppo assicurativo Unipol , già leader di mercato con i suoi 631,9 milioni di euro di premi e una quota di mercato del 23,37%, che l’ anno scorso ha visto i premi aumentare del 7,7%, mentre Generali , seconda in classifica con 575,4 milioni di premi, ha registrato uno sviluppo del 4,3%. Il salto più evidente lo ha però fatto Rbm Assicurazione Salute, compagnia specializzata nel settore, che nel 2017 ha visto i premi malattia lievitare del 21,7% a 430,1 milioni. Alle sue spalle si è collocato il gruppo Allianz , i cui premi malattia hanno registrato una crescita del 17,6% raggiungendo i 262,1 milioni.
Molto bene anche di Poste Vita, che nella classifica di Ania dedicata al ramo Vita occupa il 13esimo posto, ma che ha messo a segno un deciso + 40,8% con 24,6 milioni. Importanti ma piccoli passi in avanti, insomma, per il settore, che in Italia ha ancora tanta strada da fare per raggiungere i livelli di diffusione dei Paesi nord Europei. Basti pensare che i 2,7 miliardi di premi raggiunti nel 2017 dal ramo malattia corrispondono a meno di un quinto dei 13,8 miliardi che gli italiani spendono per assicurare l’auto.