Premio di risultato, i vantaggi di una conversione in welfare aziendale
Un premio di risultato maggiorato per i dipendenti che scelgono di riceverlo sottoforma di credito welfare invece che sottoforma di soldi in busta paga. Si tratta di una tendenza in crescita che recentemente è tornata alla ribalta per essere stata cavalcata da Illimity. La banca, che conta circa 800 dipendenti, in accordo coi sindacati ha deciso di premiare gli “illimiters” che effettuavano la conversione in welfare aziendale con un importo maggiorato del 15%, per una forbice che oscillava, in relazione all’inquadramento professionale, da un minimo di 644 a un massimo di 920 euro rispetto ai 560 euro minimi e 800 euro massimi riconosciuti a chi preferiva ricevere il premio di risultato in denaro.
SCEGLIERE CON ATTENZIONE
Una soluzione vantaggiosa per il lavoratore, ma soprattutto per il datore di lavoro. Il primo, così facendo, può mettersi in tasca l’intero valore del premio, tassato al 10% (anche se per quest’anno è prevista un’imposta sostitutiva al 5%).
Tuttavia, in alcuni casi, la conversione in welfare potrebbe non essere poi così vantaggiosa, soprattutto a causa dell’imposta sostitutiva. Dipende tutto dalla percentuale di detraibilità della spesa che verrà poi sostenuta grazie al welfare aziendale. Ad esempio, con un premio di risultato lordo di 1000 euro, al lavoratore spetterebbero 863 netti grazie all’aliquota sostitutiva. Se invece decidesse di trasformare il premio nel rimborso delle tasse scolastiche sostenute per il proprio figlio (welfare aziendale), otterrebbe solamente 810 euro vista la detraibilità al 19% delle stesse. Diventa dunque fondamentale verificare la percentuale di detraibilità del bene o servizio in cui si andrà a convertire il premio.
UN DOPPIO VANTAGGIO
Discorso diverso per il datore di lavoro che, come accennato in precedenza, ha solamente da guadagnare da questa soluzione. In caso di erogazione di un premio di produzione, il contributo da pagare è molto elevato: basti pensare che un premio di 1500 euro netti (che secondo Il Sole 24 Ore è il valore medio che viene riconosciuto in Italia), al datore di lavoro costa circa 1950 euro. Ecco spiegata, allora, la scelta delle aziende di riconoscere un premio maggiorato a chi decide di convertirlo in welfare. In questo modo il dipendente riesce a mettere in tasca una cifra effettivamente più alta (l’importo netto può arrivare ad essere pari al lordo del premio maturato), anche tenendo conto dell’imposta sostitutiva al 5%, mentre il datore di lavoro può realizzare grandi risparmi fiscali sui premi.