Lo smartworking evolve, arrivano workation e nomadi digitali
La svolta è arrivata con il Covid-19. Da quando la pandemia ha costretto in casa milioni di lavoratori, lo smartworking si è diffuso in maniera sempre capillare e oggi, a emergenza finita, milioni di lavoratori continuano a lavorare da remoto o cercano aziende che consentano loro di farlo. Tutto questo ha portato a nuove forme di lavoro ibride in cui la distinzione tra casa e ufficio è sempre più labile. Ma il lavoro, dopo aver superato i confini dell’ufficio, ora sembra pronto a superare anche i confini di casa.
È quello che sta succedendo con la cosiddetta “Workation“, crasi delle parole inglesi “work” e “vacation”, che vede sempre più persone lavorare da località di vacanza e che sembra essere sempre più diffusa. Un sistema che permette non solo di bilanciare vita lavorativa e vita privata, ma anche di godersi al meglio il tempo libero trovandosi in luoghi comunemente associati alla villeggiatura. Una tendenza, questa, che piace agli italiani, soprattutto d’estate, come fotografato dell’osservatorio Emma Villasa, secondo cui 2 su 5 hanno sperimentato la “Workation” durante il periodo estivo. Anche per questo sono in aumento le aziende che permettono ai dipendenti di non andare mai in ufficio per tutto il mese di agosto, tra cui le compagnie di assicurazione Generali e ConTe.it.
NOMADISMO DIGITALE
Al netto di chi ha scelto la “Workation” quest’estate, c’è poi il caso di chi ha deciso di impostare tutta la sua vita lontano dall’ufficio e addirittura da casa propria. Sono i cosiddetti Nomadi Digitali, in Italia sono riuniti nell’Associazione Italiana Nomadi Digitali, e che nel mondo sarebbero oltre 35 milioni; riunendosi darebbero vita al 38° Stato al mondo per ricchezza pro capite, con uno stipendio medio di oltre 1.600 euro. A svelarlo è una ricerca di Bluepillow, motore di ricerca globale di alloggi.
Il fenomeno, secondo diversi studi, è destinato ad aumentare. Ad esempio, secondo una ricerca di SkySkanner, quasi il 10% dei lavoratori italiani prevede di lavorare durante i viaggi che farà nel corso dell’anno. Tra questi, uno su tre (34%) dichiara che lavorerà per il piacere di farlo mentre viaggia, mentre il 29% lo farà per poter trascorrere più tempo nella destinazione scelta.
Intanto, sono in continuo aumento le località che cercano di adeguarsi a questa situazione, mettendo a disposizione alloggi e strutture adatti tanto allo svago quanto al lavoro, in modo da attirare sempre più nomadi digitali. Vero apripista è stata l’Estonia, che già nel 2020 ha introdotto un visto speciale di 12 mesi per chi lavora in remoto per una società estera.
UNO SGUARDO AL FUTURO
Smartworking, workation, nomadismo digitale, sono tutte declinazioni di un modo di intendere il lavoro che ha già preso piede, ma che crescerà col passare del tempo. A certificarlo è un’indagine condotta da Dell Technologies e dalla società di ricerche Savanta ComRes su un campione di oltre 15.000 giovani di età compresa tra i 18 e 26 anni provenienti da 15 nazioni diverse, secondo cui per il 63% degli intervistati lo smartworking è determinante nella scelta del posto di lavoro. Un dato che fa il paio con quanto emerso dal report annuale di Deloitte su Millennials e Generazione Z, in cui più di metà del campione vorrebbe forme di lavoro ibrido o una settimana lavorativa di quattro giorni a parità di stipendio per migliorare il bilanciamento tra vita privata e lavoro.